I mass media ci raccontano che i “nativi digitali” (la cui identificazione solitamente coincide con le generazioni Y e Z) hanno una naturale disposizione all’uso del computer. Se il fatto che siano venuti al mondo contestualmente alla diffusione di massa del personal computer è indubitabile, molto più discutibili sono i motivi per cui i “nativi digitali” dovrebbero essere in grado di usare questi strumenti con particolare maestria. A ben vedere, tutto sembra mostrare il contrario. Citando un articolo del “disinformatico” Paolo Attivissimo:
«Una recente indagine dell’Università di Milano-Bicocca sull’uso dei nuovi media tra gli studenti delle scuole superiori lombarde indica che due su tre non sanno come funziona Wikipedia, non sanno riconoscere una pagina di login fasulla guardandone l’URL (e non chiamatelo URL, se non volete che vi guardino basiti) e non hanno idea di come si reggano in piedi economicamente i siti commerciali più popolari».
Queste generazioni sono “nate con il computer” ed è proprio per questo motivo, per quanto controintuitivo possa sembrare, che ne hanno così poca padronanza tecnica. Non è una colpa ma un fatto piuttosto logico, riscontrabile anche su altre tecnologie in raffronto a diverse generazioni. Per fare una verifica basterebbe provare a chiedere a un individuo della generazione X se sa come funzionano l’interruttore che dà luce alla sua stanza e il motore della propria automobile. In media la risposta sarebbe negativa, anche se si tratta di strumenti di uso altrettanto quotidiano.
Il tema in gioco è quello della pervasività, immediatezza – e dunque trasparenza – di una tecnologia. La familiarità e quotidianità di uno strumento coincide con il suo essere dato per scontato e diventare “invisibile”. Questo significa, almeno in teoria, che molto più tempo e impegno possono essere dedicati a questioni di contenuto e non di metodo. Il lato negativo della questione riguarda la consapevolezza e padronanza con cui ci volgiamo a questi strumenti e chiama in causa la relazione tra tecnica e libertà: dipendiamo quotidianamente dall’uso di strumenti che diventano sempre più indispensabili e, al tempo stesso, sempre meno comprensibili e controllabili.
[ illustrazione: il Commodore 64, il personal computer più venduto di sempre ]