CAMBIAMENTO, EMPATIA, LETTURA, SOCIETÀ, TECNOLOGIA

Riscoprire l’empatia grazie ai libri

Dopo Proust e il Calamaro del 2008, la studiosa americana Maryanne Wolf torna a occuparsi di cervello e lettura in Lettore, vieni a casa (2018). Il testo affronta un tema che, con un po’ di retorica, può definirsi “scottante”: in che maniera le nuove abitudini di lettura rapida e superficiale indotte dai media digitali stanno cambiando il modo in cui pensiamo e ragioniamo?

Davanti agli occhi di un adulto medio scorre ogni giorno una media di 34 gb di dati (corrispondenti a 100.000 parole). Questa bulimia di dati si accompagna – in ragione del cosiddetto skimming, la lettura veloce con cui processiamo i testi su schermo –  a una soglia di attenzione non superiore ai cinque minuti, circa la metà rispetto a dieci anni fa. L’abbassamento dell’attenzione non riguarda solo ciò che si fa davanti a un computer, ma porta con sé una drastica diminuzione delle capacità critiche: riceviamo nuove informazioni in modo passivo, senza sforzo di rielaborazione e, soprattutto, senza un approccio critico. Questa mancanza di profondità genera un humus assai fertile per le fake news e per tutti gli utilizzi manipolatori di informazioni con cui chi frequenta i social network – ma ormai anche canali informativi istituzionali – è suo malgrado molto familiare.

Leggere su carta e confrontarsi con prose ricche e complesse rappresenta un potentissimo antidoto a tutto questo. Non a caso, Maryanne Wolf parla di un “ritorno a casa” del lettore. Si tratta di rieducare la propria capacità di immergersi in una lettura concentrata e profonda, recuperando quanto stiamo rischiando di perdere trascorrendo la maggior parte del nostro tempo appiccicati a schermi digitali. L’autrice non si limita a “fare teoria”, ma parla in prima persona: dopo essersi resa conto che le sue capacità di lettrice critica si stavano affievolendo a causa della lettura veloce indotta dal web, si è sottoposta a una “rieducazione” di due settimane in compagnia de Il giuoco delle perle di vetro (1943) di Herman Hesse. Il risultato? La sensazione di un cervello di nuovo brillante.

La riconquista più preziosa fra quelle offerte dalla lettura “profonda” riguarda l’empatia, capacità relazionale fondamentale al nostro essere umani che la rapidità e la mancanza di approfondimento del quotidiano ci stanno facendo sempre più pericolosamente smarrire. Una indagine della Stanford University sostiene che dagli anni ’80 ai prima 2000 l’empatia delle generazioni più giovani sia calata del venti per cento. Si tratta di un’evidenza di certo discutibile, che tuttavia trova conferma nel clima sociale e politico dell’occidente “civilizzato”, caratterizzato nei migliori casi da isolazionismo e incomprensione, nei peggiori da razzismo e odio per il diverso. Di nuovo, un possibile antidoto sta nei libri e in particolare nei romanzi, capaci più di ogni altro medium di aiutaci a costruire un confronto consapevole con opinioni, vite e mondi diversi dai nostri.

[ Illustrazione: fotografia di André Kertész dal libri On Reading (1971) ]

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Candida Höfer
CONOSCENZA, LETTURA, LIBRI

Del comprare troppi libri (o del filo della lettura)

Essenziale è comprare molti libri che non si leggono subito. Poi, a distanza di un anno, o di due anni, o di cinque, dieci, venti, trenta, quaranta, potrà venire il momento in cui si penserà di aver bisogno esattamente di quel libro – e magari lo si troverà in uno scaffale poco frequentato della propria biblioteca. Nel frattempo, può darsi che quel libro sia diventato irreperibile, e difficile da trovare anche in antiquariato, perché di scarso valore commerciale (certi paperback sembrano sapersi dissolvere rapidamente nell’aria) anche perché è diventato una rarità e vale molto di più. L’importante è che ora si possa leggere subito.

Il saggio Come ordinare una biblioteca, contenuto nell’omonima raccolta di Roberto Calasso, è una gemma preziosa per ogni lettore. Fra suggerimenti su come disporre sugli scaffali i propri testi coltivando la regola del “buon vicino” (suggerita all’autore da Aby Warburg) e spunti di “etichetta” per annotare un libro (suggerita la matita, sconsigliata la penna – ma soprattutto mai lasciar un volume intonso: sarebbe una prova della nostra indifferenza), Calasso condensa in poche, dense pagine una vita di abitudini legate al leggere e al maneggiare quell’oggetto perfetto che chiamiamo libro.

La citazione qui riportata in apertura contiene uno degli stimoli più interessanti offerti da Calasso al lettore, che non può non provare una certa ebrezza nel relazionare alla propria esperienza il piacere della ricerca, dell’acquisto, dell’oblio e infine del rinvenimento di un libro nella propria biblioteca, ovviamente al momento giusto. Ogni vero lettore apparentemente acquista sempre troppi libri e le parole di Calasso aiutano a interpretare questa condotta come una sorta di preparazione all’imprevedibile evolversi dei nostri interessi di lettura. Al di là del mettersi al sicuro rispetto all’eventuale futura irreperibilità di un testo (ché cercare libri considerati introvabili è un altro grande piacere), è soprattutto proficuo pensare al fatto che ogni libro arricchisce il percorso di lettura di una vita, il cui “filo” (altra immagine evocata da Calasso) può diventare molto complesso e ingarbugliato, con un decisivo ruolo dell’occasione e del caso nel guidare quale sarà la successiva trama da costruire.

Non a caso, proprio dopo aver citato il piacere di poter leggere un libro che ci ha attesi per lungo tempo nella nostra biblioteca, Calasso continua così, elevando l’attitudine al riscoprire libri a stile di vita:

Strana sensazione, quando si aprirà quel libro. Da una parte il sospetto di aver anticipato, senza saperlo, la propria vita […] dall’altra un senso di frustrazione, come se non fossimo capaci di riconoscere ciò che ci riguarda se non con un grande ritardo. Poi ci si accorge che quella doppia sensazione si applica anche a molti altri momenti della nostra vita.

[ Illustrazione: fotografia di Candida Höfer – Trinity College Library Dublin IX, 2004 ]

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