Da dove nasce l’espressione, tanto cara al mondo aziendale, “think outside the box”, da noi tradotta come “pensare fuori dagli schemi”?

In Change: la formazione e la soluzione dei problemi (1973) Paul Watzlawick utilizza il gioco dei “nove punti” (che consiste nell’attraversare tutti i punti con quattro linee rette senza staccare la matita dal foglio) per mostrare che mettere in atto un effettivo – e non superficiale – cambiamento significa uscire dagli schemi e cambiare le regole del gioco. “Think outside the box”, appunto.

Per la verità, seppur popolarizzato da psicologi e “guru” del management durante gli anni ’70, il gioco dei nove punti è ben più antico. La sua prima apparizione risale al 1914, sulle pagine della Sam Loyd’s Cyclopedia of 5000 Puzzles Tricks and Conundrums (with Answers), opera postuma del grande enigmista americano Sam Lloyd (1841-1911).

In questa sua prima edizione il gioco ha una declinazione molto meno astratta, nella quale cui i nove punti diventano uova su un tavolo. Ironicamente, Lloyd immagina che a proporre il gioco agli abitanti dell’immaginaria “Puzzleland” sia Cristoforo Colombo in persona (per associazione, date le uova, con il celebre aneddoto dell’uovo di Colombo).

[ illustrazione: la tavola della Cyclopedia of 5000 Puzzles che contiene – a destra – il “Christopher Columbus famous eggs trick” ]