Nell’opera Does the angle between two walls have a happy ending (2013) l’artista francese Loris Gréaud utilizza, al fine di costruire un ambiente straniante, fredde luci al neon e un accompagnamento sonoro costruito sulla cosiddetta scala di Shepard, che dà l’illusione di un canone discendente all’infinito. Questa sensazione è generata suonando una scala sovrapposta su più ottave e mettendo in atto un ciclo per cui alla scomparsa delle ottave acute corrisponde la comparsa di quelle gravi (un movimento contrario genererebbe ovviamente una scala apparentemente ascendente all’infinito).

Il nome della scala deriva da Roger Shepard, psicologo americano autore di un articolo a riguardo datato 1964. Il suo utilizzo è a ogni modo rintracciabile in brani musicali di epoche storiche ben precedenti, per esempio nell’Offerta musicale di Johann Sebastian Bach (XVIII secolo). In tempi recenti e in ambito pop, anche band come Pink Floyd e Queen ne hanno fatto uso.

Questa illusione acustica fa venire meno la possibilità di identificare il tono fondamentale della scala che si sta ascoltando. In mancanza di un punto fisso in base al quale capire “dove ci troviamo”, entra in gioco una percezione di circolarità e conseguente disorientamento sonoro. In questo senso la scala di Shepard trova un buon correlato visivo nei paradossi di Maurits Cornelis Escher.

[ illustrazione: Loris Gréaud, Does the angle between two walls have a happy ending – esposta nel 2013 a Punta della Dogana nell’esposizione “Prima Materia” ]