13 settembre 1848: Phineas Gage, impiegato dell’impresa americana Rutland and Burlington Railroad, si trova a Cavendish (contea di Windor) per liberare da alcune rocce un tratto di terreno destinato a una nuova linea. Mentre maneggia un’asta di pigiatura per sistemare una carica esplosiva, resta vittima di una detonazione che scaglia l’asta metallica a mo’ di proiettile verso il suo volto. L’asta, lunga oltre un metro e del diametro di tre centimetri, attraversa il suo cranio da una parte all’altra. Gage sopravvive all’incidente, senza nemmeno perdere conoscenza. Da quel momento in poi, Phineas Gage (1823-1860) diventa un caso studiato dagli scienziati di tutto il mondo. Un articolo della rivista «Slate» ricostruisce la storia di questi studi, indagando le diverse posizioni da cui la sorte di Gage è stata interpretata nel corso del tempo.

La principale teoria su Gage inizia a essere alimentata dal dottore che gli fornisce le prime cure. John Harlow – questo il nome del medico – riporta che Gage si trova in uno stato di salute mediamente buono (al netto della perdita delle capacità visive di un occhio), anche se risulta caratterialmente “cambiato”. La lesione riportata al lobo frontale del cervello pare infatti aver mutato l’equilibrio mentale di Gage. In relazione a questi supposti cambiamenti comportamentali, Gage viene licenziato dall’impresa ferroviaria e inizia a viaggiare, accompagnato dall’asta che gli ha trafitto il cranio, come fenomeno da baraccone. Le uniche immagini fotografiche che lo rappresentano risalgono a quest’epoca e lo ritraggono in compagnia dell’inseparabile asta metallica. Qualche anno dopo, Gage trova impiego come conducente di diligenze, prima nel New Hampshire, poi emigrando in Cile, dove resta ben sette anni. Termina la sua esistenza a San Francisco dove muore nel 1860, cioè ben dodici anni dopo il suo terribile incidente.

A questo punto della vicenda fa la sua ricomparsa il dottor Harlow, che contatta la famiglia per estrarre il corpo di Gage dalla tomba al fine di analizzarlo. A oggi, il cranio di Gage è conservato – ovviamente insieme all’asta – presso l’Harvard Medical School di Boston e continua a essere oggetto di studi che, a partire dalle prime analisi di Harlow, sono giunti fino a sofisticate ricostruzioni digitali del cranio, delle dinamiche dell’incidente e dei possibili danni cerebrali subiti da Gage. Come nota l’articolo di «Slate», il caso di Gage è stato letto alla luce di tutte le mode scientifiche avvicendatesi dalla metà dell’Ottocento a oggi, dalla frenologia fino alla teoria delle intelligenze multiple. In tutti i casi, basandosi più sulla volontà di trovare conferme alle proprie convinzioni che non su un’effettiva indagine scientifica.

La teoria più recente nasce da una riflessione sull’attività di conducente di diligenze condotta da Gage negli ultimi anni di vita. Il complesso sistema di redini usato da Gage richiedeva l’impiego di tutte le dita delle mani e una grande destrezza: come è possibile che una persona colpita da gravi danni al cervello potesse dar prova di una simile abilità di coordinamento e precisione? Questa è la domanda con cui Malcolm Macmillan, studioso della University of Melbourne, intende sostenere la sua tesi: l’equilibrio psichico di Gage fu probabilmente compromesso dall’incidente a un livello inferiore rispetto a quello che è stato per lungo tempo ipotizzato e, se è vero che Gage ha potuto trascorrere una vita normale per molti anni, emigrando in Cile e occupandosi di un lavoro con alti requisiti a livello di coordinazione neurologica, tutto questo può essere una prova delle capacità rigenerative della materia celebrale. Ma attenzione: questa è solo l’ultima di una lunga serie di interpretazioni. La storia di Gage continuerà con tutta probabilità ad accompagnare le teorie – e i sogni – di nuove generazioni di studiosi.

[ illustrazione: dagherrotipo che ritrae Phineas Gage negli anni immediatamente seguenti all’incidente del 1848 – immagine ritrovata nel 2010 ]