Che gli spinaci contengano alte quantità di ferro è cosa nota. Così nota da aver ispirato il tratto caratteristico di uno dei più celebri personaggi dei comics americani: Popeye (dalle nostre parti: Braccio di Ferro). Ma le cose non stanno proprio così.
Nel 1870 il chimico tedesco Erich Von Wolf si cimentò nell’esame del quantitativo di ferro contenuto in diversi vegetali. Quello degli spinaci risultò misurabile in 3.5 milligrammi per 100 grammi, quindi una percentuale non particolarmente alta. Senonché, Von Wolf commise un errore nel trascrivere i suoi risultati e il dato che venne ufficialmente registrato fu quello di ben 35 milligrammi. Dato decisamente spropositato e di fatto equiparabile, quanto a percentuale di ferro, a quello riscontrabile per una piccola clip metallica. A ogni modo, il dato erroneamente indicato da Von Wolf si diffuse in tutto il mondo, generando la leggendaria fama degli spinaci come elemento estremamente ricco di ferro.
L’errore venne riconosciuto e corretto solo nel 1937, ma nel frattempo – per la precisione nel 1929 – prese vita il personaggio di Braccio di Ferro e con lui un popolarissimo e duraturo culto per il potere “energizzante” degli spinaci: benché sia un dato tutt’altro che scientificamente provato, si dice che Braccio di Ferro abbia contribuito a far salire il consumo di spinaci in America di ben un terzo. Questa storia, insieme a molte altre, è contenuta nel libro di Samuel Arbesman The Half-Life of Facts: Why Everything We Know Has an Expiration Date (2012) e offre un’interessante riflessione sul ruolo degli errori nel dar vita a molte nostre credenze.
[ illustrazione: Popeye, l’uso della cui immagine è ormai libero da copyright (almeno in Europa) ]