Qual è l’origine dell’aggettivo “marchiano”, tipicamente usato per connotare un errore grossolano?
Secondo la Treccani, a partire dal XIV secolo l’aggettivo viene impiegato per riferirsi in termini generali all’antica Marca di Ancona. Nel corso dei secoli l’aggettivo esce pressoché totalmente dall’uso comune, con un’unica eccezione: lo si utilizza per indicare una particolare varietà di ciliegie, proveniente proprio dalla zona delle Marche, caratterizzata da particolare grandezza.
A inizio Novecento, Gabriele D’Annunzio osserva (nelle sue Prose di ricerca, di lotta, di comando):
«Tutti con la capigliatura al vento, con in mano i berretti colmi di ciliegie duracine e marchiane».
A distanza di ulteriore tempo, la grossolonanità attribuità alle ciliege diventa metaforica – e dispregiativa. Questo il senso di eccessivo, esagerato, madornale (altra parola su cui la Treccani si sofferma e che fa capo all’attributo di maternalità) che associamo al tema dell’errore.
[ illustrazione: Pablo Picasso, La lampe et les cerises – 1945 ]