Dalla nascita della scrittura a oggi, prendere appunti continua a confermarsi la pratica di costruzione e preservazione di conoscenze più capace di relazionare mano, occhio e mente. La più estesa formalizzazione dell’arte del prendere appunti risale al 1700, tramite la pratica del “commonplace book” diffusasi in territorio inglese. Charles Darwin, i filosofi Francis Bacon, John Milton e, soprattutto, John Locke – che nel 1706 pubblicò il testo A New Method of Making a Common Place Book – erano soliti compilare un taccuino in cui alle note di studio si mescolavano osservazioni tratte dalla vita quotidiana.
L’utilità del commonplace book era rafforzata dall’abitudine quotidiana alla scrittura, ma non soggetta a regole troppo vincolanti. Per esempio, leggere più testi in parallelo e in maniera apparentemente frammentaria era considerato tutt’altro che controproducente, il che mette in luce la non-linearità di pensiero praticata da questi intellettuali. Lo storico americano Robert Darnton in Il futuro del libro
(2000) nota quanto segue:
«Unlike modern readers, who follow the flow of a narrative from beginning to end, early modern Englishmen read in fits and starts and jumped from book to book. They broke texts into fragments and assembled them into new patterns by transcribing them in different sections of their notebooks. Then they reread the copies and rearranged the patterns while adding more excerpts. Reading and writing were therefore inseparable activities».
La consustanzialità tra lettura e scrittura praticata dagli intellettuali inglesi del Settecento ricorda da vicino il “rimasticare testi” dei monaci benedettini del XII secolo descritta dal filosofo Ivan Illich in Nella vigna del testo (1994). In tempi precedenti alla nascita della stampa, la lettura ad alta voce dei monaci permetteva di far proprio un testo per poi copiarlo per iscritto impartendogli leggere modificazioni di forma e sostanza.
Pensando all’impatto sulla cultura dell’invenzione di Gutenberg, che da molti punti di vista ha standardizzato la conoscenza tramite la sua fissazione in una forma scritta “definitiva”, la pratica del prendere appunti, che prima dei commonplace book inglese troviamo nello Zibaldone italiano del XV secolo e che oggi mutatis mutandis sopravvive tanto nei taccuini Moleskine quanto in software come Evernote, porta con sé un piacevole senso di eversione legato all’opportunità di continuare a potersi riappropriare di qualsiasi contenuto in modi del tutto personali.
[ illustrazione: Harvey Cushing, Harvard Medical School – 1891 ]