Nell’agosto del 1943 entrò in azione, promossa dal presidente Franklin Delano Roosevelt, la “American Commission for the Protection and Salvage of Artistic and Historic Monuments in War Areas” – anche nota come la seconda “Roberts Commission” dal nome del giudice della Corte Suprema Owen Roberts. Di concerto con il programma dell’esercito americano denominato “Monuments, Fine Arts, and Archives program” (MFAA), la commissione lavorò dal 1943 al 1946 per proteggere e preservare i beni del patrimonio artistico minacciati dal secondo conflitto bellico nonché, nello specifico, per contrastare l’azione di saccheggio compiuta dal nazismo ritrovando e restituendo le opere confiscate alle nazioni legittime proprietarie.
L’MFAA prese corpo con un gruppo di circa 350 uomini e donne provenienti da 13 nazioni e con stretti legami con alcune delle più importanti istituzioni culturali e artistiche dell’epoca. Il lavoro del gruppo chiamava in causa una combinazione di addestramento militare, storia dell’arte e tecniche di indagine avanzata. Nel suo periodo di attività l’MFAA recuperò complessivamente più di 5 milioni di beni artistici. Come riportato in un’intervista da Robert Edsel, autore del best-seller Monuments men (2010) da cui è stato tratto l’omonimo film di George Clooney del 2014, i grandi successi ottenuti dalle operazioni di recupero contemplano anche qualche fallimento. La singola opera più importante fra quelle mai più recuperate è probabilmente il Ritratto di giovane uomo (1516-1517) di Raffaello, fino al 1939 conservato presso il Museo Czartoryski a Cracovia e successivamente disperso.
Al di là del suo fondamentale risvolto pratico legato al recupero di opere, il lavoro dei “Monuments Men” ha anche un importante valore simbolico nell’aver anticipato un interesse comune che, di lì a pochi anni, avrebbe trovato formalizzazione nella Convenzione dell’Aja del 1954, origine di ogni successiva iniziativa volta al riconoscimento e alla preservazione del patrimonio culturale internazionale.
[ soldati americani recuperano alcune opere sotto la supervisione di James Rorimer (secondo da sinistra), allora Direttore del Metropolitan Museum of Art ]