MUSICA, STORIE

Jason Everman: dal grunge all’oblio, una lezione sul successo

Jason Everman è stato una meteora della musica grunge, transitata – e cacciata – sia dai Nirvana che dai Soundgarden prima di intraprendere una carriera militare che l’ha portato a prestare servizio in Afghanistan. Oggi, 45enne e ormai congedato, è reduce dal conseguimento di una laurea in filosofia e pare non avere grandi aspirazioni se non quella, forse, di fare il barista.

Leggendo la sua storia – ottimamente scritta per il New York Times da Clay Tarver (già chitarrista nella band Chavez) – colpiscono due temi, strettamente correlati. Il primo è quello del trovarsi al posto giusto al momento sbagliato: appena dopo l’uscita di Everman, i Nirvana vendono 30 milioni di copie con l’album Nevermind e i Soundgarden vincono un doppio disco di platino con Superunknown. Il secondo tema è l’attitudine, per certi versi controintuitiva, di Everman stesso, che in chiusura di articolo afferma che ciò che più gli interessa è in fondo essere normale, anonimo.

I 15 minuti di successo di warholiana memoria vennero parafrasati negli anni ’90 dal musicista e artista performativo Momus, il quale vaticinò che nell’era del web ognuno sarebbe stato famoso per 15 persone. Benché strumenti come Twitter confermino la bontà della previsione, il caso di Everman dimostra come nella società occidentale persista, al di là del desiderio di celebrità, anche quello di sparizione.

[ illustrazione: i Soundgarden nel 1990, Everman primo a destra ]