APPRENDIMENTO, EPISTEMOLOGIA, SCIENZA

Perché cerchiamo solo dove c’è luce? Una riflessione sul nostro modo di conoscere

Il tranello percettivo noto come “effetto lampione” è di solito raccontato tramite questo aneddoto:

«Un poliziotto vede un uomo ubriaco cercare qualcosa sotto un lampione e gli chiede cosa abbia perso. L’uomo risponde di essere in cerca delle sue chiavi, dunque il poliziotto decide di aiutarlo. Dopo qualche minuto, il poliziotto chiede all’ubriaco se è sicuro di aver perso le chiavi proprio lì. L’ubriaco risponde di no: in realtà ha perso le chiavi al parco. Il poliziotto gli domanda allora per quale motivo le sta cercando proprio sotto al lampione. L’ubriaco risponde: qui c’è luce».

L’aneddoto – la cui origine risale al filosofo behaviorista americano Abraham Kaplan e al suo testo del 1964 The Conduct of Inquiry – è riportato da molte fonti in diverse forme e dà addirittura titolo al recente libro Il teorema del lampione (2013) dell’economista francese Jean-Paul Fitoussi. In quasi tutti i casi, l’aneddoto è mostrato per mettere in luce una fallacia del modo di accostarsi alla ricerca del nostro cervello, che tende a cedere alla pigrizia privandosi dell’opportunità di scoprire qualcosa di nuovo nelle “zone d’ombra” della conoscenza.

Una lettura particolarmente interessante del tranello percettivo è contenuta nell’ottimo libro dello studioso americano Stuart Firestein dal titolo Ignorance, in italiano tradotto come Viva l’ignoranza! Il motore perpetuo della scienza (2012). Firestein sostituisce l’ubriaco con uno scienziato, al fine di analizzare le modalità di indagine e ricerca proprie del metodo scientifico. L’aspetto cruciale – per certi versi controintuitivo – della sua interpretazione è una valutazione positiva del “cercare dove c’è luce”. Come è possibile apprezzare questa condotta, soprattutto da parte di uno scienziato? Per il semplice motivo – secondo Firestein – che “cercare dove c’è luce” significa concentrare le propria attenzione anzitutto sugli aspetti osservabili e lasciare da parte quel che non è misurabile. Il “buio” dell’ignoranza viene rischiarato per progressivi affinamenti e non procedendo per ipotesi. Procedere secondo la guida di queste ultime può essere spesso, secondo Firestein, fonte di pregiudizi e discriminazioni.

[ illustrazione: foto del 1926 , autore e luogo ignoti ]