Un breve riferimento alla diffusione storica della cocaina è utile a mostrare quanto la nostra percezione – in questo caso con riferimento alla pericolosità e alla natura illecita di una sostanza – non sia “naturale” ma culturalmente determinata. Come un articolo della rivista Salon mette bene in luce, la “scoperta” della cocaina è inoltre un ottimo esempio della collisione tra il Vecchio e il Nuovo Mondo.

Fu proprio con la scoperta dell’America che nacque un grande interesse per le caratteristiche della cocaina, che venne studiata per le sue proprietà lenitive fino a tutto il secolo XIX. All’interno di questo processo di studio molto rilevante fu l’influsso di Sigmund Freud, che favorì l’utilizzo della cocaina come anestetico in ambito medico.

Rispetto alla diffusione di massa della sostanza, curioso è il caso della bibita Vin Mariani prodotta dal corso Angelo Mariani (1838 – 1914), che mescolò vino Bordeaux con cocaina ottenendo grandi risultati commerciali. Il successo di questa bevanda ispirò la nascita della Coca Cola, che originariamente conteneva caffeina e cocaina in pari quantità. Il contenuto di cocaina venne ridotto a partire dal 1903, ma a oggi le foglie di coca sono in parte ancora utilizzate per aromatizzare la celebre bevanda.

Quanto all’uso di cocaina allo stato puro, negli Stati Uniti fu possibile acquistare liberamente la sostanza fino al 1916. Aziende come Parke-Davis (la più antica farmaceutica americana, oggi sussidiaria di Pfizer) producevano addirittura eleganti kit contenenti cocaina, siringhe e tutto il necessario per una “dose”.

[ illustrazione: locandina attribuibile al film Cocaine Fiends del 1935, regia di William A. O’Connor ]