Il realismo è l’impossibile (2013) di Walter Siti è un libriccino che parla di realismo narrativo, in letteratura e più in generale nelle arti. Non è da intendersi come opera esclusivamente per addetti ai lavori, in quanto contiene alcune utili riflessioni sul tema delle abitudini cognitive, dell’attenzione al dettaglio e dell’uso di stereotipi.
Quanto al realismo, Siti mostra come la classica metafora dello specchio – mirata a intendere una narrazione come simulacro del reale – sia ingannevole: il realismo è una anti-abitudine, una trasgressione di codici e stereotipi assodati che permette l’emergere di qualcosa che rompe l’usuale (che è poi l’archetipo della finzione). Quindi è bene fare molta attenzione quando si descrive qualcosa usando categorie come “oggettivo” o “normale”.
Il tema dei dettagli e della loro significanza è cruciale per un approccio che potrebbe dirsi “sistemico” alla narrazione (e prima ancora alla percezione). Il dettaglio è sempre inserito in un contesto e il suo rimandare ad altro costruisce una catena di senso che è leggibile a partire da – e con – ogni suo elemento. Un po’ come ribadire che l’interpretazione di un fenomeno non può mai prescindere dallo spazio da cui esso emerge.
Sul tema degli stereotipi, che ovviamente sono acerrimi nemici del realismo, Siti parla di se stesso e confessa di farvi ricorso nella scrittura in casi di mancata documentazione (su un tema, un contesto sociale o un luogo). Questo accade, per ammissione dello scrittore, per pigrizia o paura. Non può forse dirsi che siano proprio queste le cause dell’adagiarsi su stereotipi anche in qualsiasi altro contesto?
[ illustrazione: fotogramma da Reality (2012) di Matteo Garrone ]