ANTROPOLOGIA, APPRENDIMENTO, MUSICA, TECNOLOGIA

Per un rapporto più sano con la tecnologia

Il fatto che la nostra relazione con la tecnologia sia spesso problematica, in bilico tra i poli della frustrazione e della dipendenza, ha molto a che fare con una scarsa consapevolezza e padronanza degli strumenti che essa ci offre. Benché computer e smartphone siano una presenza costante e ormai “naturale” nella nostra vita, spesso non riusciamo a usarli per quel che sono, cioè strumenti al nostro servizio. Al contrario, nonostante la loro pervasività, essi restano presenze estranee e opache da cui finiamo paradossalmente per essere dominati.

Questa è la tesi dello studioso Alex Soojungkim Pang, che nel suo The Distraction Addiction (2013) – di prossima traduzione in italiano – propone come antidoto l’approccio del “contemplative computing”. Questo consiste nel volgersi agli strumenti tecnologici in modo che diventino un’estensione “naturale” del corpo, al fine di usarli in maniera più efficace e non restare vittima di un loro uso compulsivo e distratto.

Poiché la chiave di questo traguardo è, secondo Soojungkim Pang, un approccio consapevole e trasparente alla tecnologia, egli instaura un raffronto con la pratica di uno strumento musicale:

«A clumsy awareness of strings and valves and chord positions eventually gives way to a sense that the instrument effectively becomes a natural extension of yourself, as one jazz musician put it».

L’idea dello strumento musicale come estensione del corpo parte da uno studio approfondito dello strumento stesso, che culmina nel far sì che il suo utilizzo diventi del tutto automatico e trasparente. Quando un musicista – soprattutto un jazzista – suona una nota sul suo strumento, non ha bisogno di pensare all’azione che permette al suo corpo di farlo. Possiamo dire lo stesso del modo in cui usiamo i computer? Finché non conosceremo a fondo gli hardware e i software che utilizziamo (per esempio: quanti di noi sanno digitare al computer con due mani e senza guardare la tastiera?), difficilmente raggiungeremo il rapporto sano con la tecnologia cui tanto aspiriamo.

[ illustrazione: fotogramma da 2001. Odissea nello spazio di Stanley Kubrick, 1968 ]

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