Il “Building 20” del MIT di Cambridge è stato un esempio di ambiente di apprendimento e collaborazione perfettamente riuscito. Progettato come struttura temporanea dedicata alla ricerca accademica, venne costruito a tempo di record nel 1943, utilizzando per i suoi 25.000 metri quadrati una semplice e solida struttura in legno. originariamente destinato a essere dismesso al termine del secondo conflitto mondiale, rimase invece in uso fino al 1998, anno in cui venne demolito per lasciare posto al permanente – e architettonicamente molto più sofisticato – “Building 32” disegnato dall’architetto Frank Gehry.
Il successo del Building 20 è legato alla sua provvisorietà e “povertà” strutturale, che gli rese possibile essere percepito come ambiente aperto a ogni cambiamento utile ai suoi utilizzatori. Semplice e spartano, l’edificio fu capace di assecondare un uso creativo e flessibile degli spazi che uffici più strutturati normalmente inibiscono. La capacità di apprendere di cui l’edificio diede prova fu apprezzata da moltissimi studiosi, fra i più celebri si ricordano il linguista Noam Chomsky, il padre della fotografia stroboscopica Harold Edgerton, l’ingegnere elettrico Amar Bose (fondatore dell’omonimo brand di case acustiche) e alcuni pionieri della cultura hacker.
Stewart Brand, fondatore del The Whole Earth Catalogue (pubblicazione sulla cui copertina comparve nel 1974 il motto “Stay hungry, stay foolish” in seguito reso celebre da Steve Jobs), ha raccolto in How Buildings Learn: What Happens After They’re Built (1994) queste opinioni da alcuni alumni del MIT che hanno usufruito del Building 20:
« The ability to personalize your space and shape it to various purposes. If you don’t like a wall, just stick your elbow through it […]. We feel our space is really ours. We designed it; we run it. The building is full of small microenvironments, each of which is different and each a creative space».
[ illustrazione: il Building 20 nel momento della sua demolizione nel 1998, autore ignoto ]