L’Australiano Adam Elliot è un autore di film stop-motion dallo stile immediatamente riconoscibile, fatto di vicende e personaggi in bilico tra tragico e humour nero. Mary and Max (2009) è il suo primo lungometraggio e racconta una storia di amicizia – in parte autobiografica – resa particolarmente poetica dalle scelte stilistiche dell’autore.
Uno degli aspetti più interessanti del film è legato alla sua palette cromatica. Mary e Max, i due protagonisti, vivono rispettivamente a Mount Waverley, sobborgo di Melbourne in Australia, e a New York. La caratterizzazione dei due diversi continenti è in gran parte incentrata sull’uso del colore: laddove la città di Max è resa in maniera esclusivamente monocromatica in bianco e nero, il mondo di Mary è costruito attorno a toni di marrone (colore prediletto dalla stesa protagonista) in cui spiccano spesso oggetti di un più vivo color rosso.
Al di là del sottolineare le differenze tra i due ambienti (la grigia e sporca New York, opposta alla più viva e piena di natura Australia), la diversità di colore accentua la distanza e la conseguente possibilità di incontro fra i due protagonisti. Tutto ciò è ben espresso dalla colorata presenza degli oggetti spediti dal mondo di Mary a quello di Max, in particolare il pompon rosso che quest’ultimo indossa per tutto il film.
[ illustrazione: fotogramma dal film ]