• Corsi e ricorsi della flessibilità lavorativa, da Keynes a Richard Branson

    I costumi manageriali si prestano ad analisi che possono rispondere, a seconda delle preferenze, a un’interpretazione evolutiva oppure ciclica. Un tema che ben si adatta a entrambe le chiavi di lettura è quello del work / life balance. Dall’introduzione delle otto ore lavorative alle keynesiane Possibilità economiche per i nostri nipoti, fino a giungere ai

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  • La capacità negativa, risorsa manageriale per il cambiamento

    Quella del cambiamento indotto e controllato, per gli addetti ai lavori change management, è una pratica manageriale formalizzata – e brillantemente commercializzata – negli anni ’80 dalla società di consulenza americana McKinsey. Tale disciplina gestionale è stata nel corso del tempo introiettata dal mondo del business a tal punto da essere percepita come una “naturale”

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  • Ecco come le distrazioni digitali ci mettono sotto scacco, a scuola e al lavoro

    Sebbene il neo-luddismo vanti una solida tradizione di pensiero e azione, riconducibile – a seconda delle preferenze – tanto al Martin Heidegger di La questione della tecnica (1953) quanto a Unabomber, chi si azzarda oggi a criticare l’influenza di web, computer e smartphone raramente è preso sul serio. Viene anzi zittito da un coro inneggiante

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  • Il malinteso, ovvero della possibilità del confronto

    Il malinteso (2003) dell’antropologo Franco La Cecla è un testo che dovrebbe essere studiato da chiunque nutra un sincero interesse per il tema del confronto e del negoziato. La Cecla ci dona una ricca antropologia dell’incontro, di cui il malinteso costituisce il vero, insostituibile presupposto. Il malinteso è l’emergenza di un’alterità che permette il riconoscimento

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  • Sharing is caring? L’illusoria economia della web-condivisione

    Fra i critici dell’ideologia dell’accesso propagandata dal web, un posto di particolare spicco è occupato dal giovane studioso bielorusso Evgeny Morozov. Nel suo contributo comparso il 05.10.14 sul supplemento domenicale de «Il Corriere della Sera» (e originariamente pubblicato su «The Guardian»), Morozov si concentra sul fenomeno dello “sharing” – rigorosamente a pagamento – di beni

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  • Tradizione e innovazione: la lezione collaborativa del jazz

    Un contributo per «Il Sole 24 Ore» del filosofo Arnold I. Davidson prende spunto da un album dell’ottetto del compositore e sassofonista americano Steve Lehman, Mise En Abîme (2014), per formulare acute osservazioni sulla relazione fra tradizione e innovazione e democrazia e individualità. In termini di tradizione, Lehman mostra di coltivare nei confronti del suo principale maestro,

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  • Schiavi di internet. Ovvero: del trionfo dell’individualismo digitale

    One cannot live outside the machine for more perhaps than half an hour. Virginia Woolf, The Waves Homo Interneticus, opera del newyorkese Lee Siegel, è la più precisa, pungente e spietata critica mai scritta riguardo la dimensione sociale di internet. Oltre che – ovviamente secondo l’opinabilissima opinione del sottoscritto – uno dei migliori testi contemporanei

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  • Un film lungo 12 anni: Boyhood di Richard Linklater

    Secondo il parere di molti, con Boyhood (2014) Richard Linklater ha realizzato il suo capolavoro. Di certo, i centosessantacinque minuti del film costituiscono un sontuoso sunto dei frammenti di americana quotidianità raccolti dal regista lungo un percorso ormai più che ventennale. La propensione per sceneggiature destrutturate, l’attenzione allo sviluppo dei personaggi, la sensibilità per i

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  • Di quella volta che l’esercito americano inventò la creatività

    Un titolo somiglia a un amo: vive per catturare l’attenzione e per riuscirci non disdegna ricorrere all’inganno. In questo caso la menzogna è parziale, poiché parlare di una invenzione della creatività è fuorviante solo in termini assoluti. Trattandosi anzitutto di un’etichetta, il senso della parola creatività dipende dalle condizioni di contesto in cui di volta

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  • L’ozio fa bene alla creatività

    In pausa. Come l’ossessione per il fare sta distruggendo le nostre menti (2014) è un curioso piccolo libro. Il suo autore, l’americano Andrew Smart, rientra nei copiosi ranghi degli studiosi di scienze cognitive che si ostinano a volerci spiegare cosa succede nel nostro cervello quando siamo al lavoro. La peculiarità del testo di Smart è

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